Mi sveglio nella luce del giorno, a patto che siano passate almeno sei ore. Respiro profondamente un paio di volte, mi pare. Chiedo a Siri che ore sono e poi, regolarmente, me ne pento perché la sua voce è squillante. Quelli di Cupertino dovrebbero aggiungere l’opzione “sussurrami le cose” e rendermi felice.
Tra le braccia del risveglio ho trovato una poesia, s’intitola “Lost”. Si è confusa fin dai primi versi ai raggi di luce che filtravano dalle serrande. L’ho letta due, tre, quattro volte, mi sono soffermato prima su un verso: “Ho creato questo luogo intorno a te”. Poi sono tornato indietro e ho letto ancora: “Ovunque tu sia si chiama Qui”.
Cosa puoi fare se ti senti perduta? L’ho scoperto lungo il Cammino di Santiago e sono sicuro che le parole non lo possono insegnare. Le parole non possono insegnare proprio nulla, possono solo indicare una via da percorrere per sperimentare la Vita.
Adoro le poesie, come quelle di Wistawa Szymborska, che si muovono in profondità nelle emozioni, capaci di dare un nome a ciò che esiste dentro di me, di noi, e di renderlo vivido. Poi adoro le poesie che mi spingono a sperimentare attraverso l’azione, come quella di cui sto parlando “Lost” di David Wagoner. Ho scoperto una cosa da fare e una da lasciar fare, trovo che tutto questo sia meraviglioso.
Lost
Stand still. The trees ahead and bushes beside you
Are not lost. Wherever you are is called Here,
And you must treat it as a powerful stranger,
Must ask permission to know it and be known.
The forest breathes. Listen. It answers,
I have made this place around you.
If you leave it, you may come back again, saying Here.
No two trees are the same to Raven.
No two branches are the same to Wren.
If what a tree or a bush does is lost on you,
You are surely lost. Stand still. The forest knows
Where you are. You must let it find you.
Perduta
Rimani ferma.
Gli alberi davanti a te e i cespugli accanto a te
non sono perduti. Ovunque tu sia si chiama Qui,
e devi trattarlo come un potente sconosciuto,
devi chiedere il permesso di conoscerlo e di farti conoscere.
La foresta respira. Ascolta. Risponde:
Ho creato questo luogo intorno a te.
Se te ne vai, potrai tornare di nuovo, dicendo Qui.
Nessun albero è uguale per il Corvo.
Nessun ramo è lo stesso per lo Scricciolo.
Se ciò che fa un albero o un cespuglio ti sfugge,
sei tu a essere perduta. Rimani ferma.
La foresta sa dove sei. Devi lasciare che ti trovi.
-- David Wagoner
(1999)
Giunto all’ultimo verso “La foresta sa dove sei. Devi lasciare che ti trovi” scopro che sono sempre Qui. L’ho scoperto tante volte in passato, l’ho dimenticato altrettante. Eppure oggi, riscoprendolo ancora, è come se fossi immerso in un respiro quieto e profumato, dove le voci si dissolvono e tutto sembra posarsi intorno a me.
Volgarmente potrei dire: se ti lasci avvolgere dal silenzio delle tua foresta puoi scoprire dove ti trovi. La tua intuizione riuscirà a farsi spazio tra le voci che oscurano la vista e affiorerà come una sensazione. D’un tratto saprai.
Così devi ascoltare il silenzio, lascia che il silenzio che ti circonda arrivi a te. Arrenditi al luogo in cui ti trovi, che sia una relazione, un lavoro, un percorso di cui ignori la destinazione. La tua foresta sa dove sei.
Silenzio
Silenzio,
taci le mie voci.
Immergimi in un quieto respiro.
Trovami in ciò che ho dimenticato,
posami dove mi possa riconoscere.
Se le voci persisteranno in banchi oscuri,
indicami le fenditure.
Se i passi continueranno a scavare ignari,
indicami le radici.
Rimarrò fermo a osservare,
aspettando allo specchio il mio riflesso.
-- Maurizio Adamo
(2025, questa mattina)
Ma come ho detto le parole non possono insegnare, possono solo indicare una via. Leggi ad alta voce, senti attraverso le vibrazioni delle tue corde vocali. Senti nel tuo corpo. Leggi a voce alta e scoprirai che ovunque tu sia sei sempre Qui.
Se ci sono poesie che ami e che vuoi condividere con me, scrivimele in un commento.
Shhh,
Maurizio
In un campo io sono l'assenza del campo.
È
sempre così.
Ovunque io sia io sono ciò che manca.
Quando cammino
divido l'aria
e sempre
l'aria rifluisce
a riempire gli spazi in cui era stato il mio corpo.
Abbiamo tutti motivi per muoverci.
Io mi muovo per tenere insieme le cose.
Mark Strand
QUESTO AMORE di Jacques Prevert
(Non la copio e incollo che è lunghissima)